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È online il numero 02/2020 di Chitarra Acustica, di cui potete leggere l’editoriale di presentazione e che potete sfogliare, scaricare o richiedere nella sua versione cartacea su fingerpickingshop.com o nei migliori negozi di strumenti musicali. Se guardi Sanremo non vai all’inferno Ogni anno la stessa storia: il Festival di Sanremo ha la capacità di dividere uomini e opinioni. Questa divisione non è frutto di una mediazione ponderata, o di un’analisi dei pro e contro di uno o dell’altro schieramento. È una spaccatura netta, frequentata dai favorevoli o dagli assolutamente contrari. Le motivazioni non sono comprensibili: si difende la propria idea utilizzando affermazioni o dinieghi che non hanno alla base concrete e argomentate motivazioni, ma semplici esternazioni in cui si afferma la propria scelta come la migliore, e quella altrui come la peggiore. Anzi, deprecabile e ingiustificabile. Prendere posizione significa ottenere il cinquanta per cento di consensi, ma altrettante contestazioni. Perché è proprio così: l’Italia si spacca di fronte a questo evento esattamente a metà, dimenticando problemi più ‘ameni’, come la prescrizione, il costante declino del nostro PIL, il virus appena arrivato fresco fresco dalla Cina… dove tutti, pochi mesi fa, siamo andati a cercare chitarre ed emozioni. Per queste ultime, bastava spostare la fiera di Shangai di qualche mese per rischiare di portarne a casa in quantità… Ma io sono uno di quelli che segue con curiosità e piacere l’evento sanremese. E non è colpa dell’età: questo piacere lo coltivavo anche da giovane. Infatti, quand’ero un ribelle scapestrato – e poco sono cambiato da allora – condividevo con gli amici questa tre giorni (all’epoca erano solo tre le giornate) e tra focaccia messinese, arancini e birra, si discuteva e si costruivano pronostici. Era l’occasione per un nuovo incontro. Una sorta di secondo tempo del Natale. Una piacevole ripresa delle festività appena passate, in cui ci si vedeva per il piacere di stare insieme, fomentando e analizzando quelle polemiche che da sempre hanno accompagnato il festival. L’evento era l’attrazione, la musica il contorno, forse l’alibi che offriva concitati argomenti di confronto. Dopo tanti anni non è cambiato nulla. Non tutto è stato rose e fiori: ci sono stati momenti tristi, molto tristi, da dimenticare; così come episodi e canzoni di grande livello e personaggi indimenticabili. Perché allora etichettare tutto come negativo o positivo? Si finisce come in politica, dove si ragiona per correnti e non per idee, ignorando il bene e il male che c’è in ognuno di noi. Il festival non pretende di competere con i concerti brandeburghesi di Bach o le improvvisazioni di Keith Jarrett a Colonia. È solo un modo per farci ascoltare un po’ di musica, alcune volte scadente, altre volte di buon livello, arricchita da storie, polemiche, curiosità e pettegolezzi. Certo, quest’anno non ho goduto delle peripezie tecniche di qualche emulo di Tommy Emmanuel o del tapping ritmato di qualche nostalgico di Michael Hedges. Per fortuna… Ma… devo confessare che mi ha molto divertito la spensieratezza di Francesco Gabbani, l’estrosità di Achille Lauro, la personalità di Tosca, l’arroganza di Morgan, la melanconia di Jannacci figlio. Insomma tutti hanno avuto un ruolo e tutti si sono messi in gioco, regalando a questo paese un po’ di leggerezza, di cui da tempo si sentiva bisogno. Grazie Sanremo, al prossimo anno. E buon fingerpicking! Reno Brandoni L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 02/2020 proviene da Fingerpicking.net.
È online il numero 01/2020 di Chitarra Acustica, di cui potete leggere l’editoriale di presentazione e che potete sfogliare, scaricare o richiedere nella sua versione cartacea su fingerpickingshop.com o nei migliori negozi di strumenti musicali. La cassa veloce (di Reno Brandoni) – Molti di voi sanno di cosa parlo. La vita del musicista in parte si svolge all’interno di un supermercato. Almeno la mia. Non avendo orari fissi di lavoro, il tempo può essere gestito con flessibilità e così, di solito, l’onere dell’approvvigionamento ricade sui più ‘fannulloni’, quelli che nella loro vita hanno imparato l’arte e non l’hanno messa da parte. È vero, anche gli impiegati e i professionisti, obbligati da orari perentori, si dedicano a questa attività. Alcuni con piacere, altri costretti dalla moglie – solitamente il sabato – che pretende una più partecipata condivisione della vita familiare. Ma questi ultimi li riconoscerete subito: sono comunemente quelli dal carrello con la ruota difettosa, annunciati dal rumore fastidioso che generano durante il percorso, accompagnati dal brontolio della compagna ed evitati per l’imponderabilità della traiettoria del loro mezzo di raccolta. La differenza evidente tra le due specie di homo domesticus si percepisce dalla quantità di prodotti che giacciono nel carrello. I primi, i ‘nullafacenti’, hanno pochi articoli: giusto il necessario per completare la giornata; gli altri, invece, si muovono raccogliendo il necessario per l’intera settimana o – peggio – per uno o più mesi, vista l’incalcolabile quantità di mercanzie che trascinano a fatica verso le casse per saldare il loro debito. Finalmente, le casse. Per noi, supermarket addicted, il momento del pagamento è cruciale: è l’attesa snervante, che ci fa sentire dilapidatori di tempo essenziale. Il giro tra gli scaffali, lo viviamo in maniera produttiva: è un momento di ricerca e analisi, che ci rende partecipi del consumismo e della società, che spesso dimentichiamo persi dietro alle nostre chitarre. Diciamo che è una momentanea immersione nella realtà. La sosta per il pagamento, invece, trasforma in ansia e nervosismo questa quotidiana abitudine, rendendola insopportabile e spesso impraticabile. Lo spirito del commercio, come sapete, non si arrende. E analizza con precisione ogni bisogno, pronto a soddisfarlo per rendere l’esperienza della spesa la più piacevole possibile. Ecco allora l’invenzione del secolo, la ‘cassa veloce’, accompagnata da un sottotitolo che farà comprendere a tutti come sia stata inventata esclusivamente per noi adepti quotidiani alle spese essenziali: «max 15 pezzi». La distinzione tra pezzi e articoli deve essere ben chiara a tutti. Se prendo tre pacchi di fusilli, sono tre pezzi, nonostante si riferiscano a un solo e unico ‘codice articolo’. Questa precisazione è essenziale, perché spesso le nostre ‘casse veloci’ sono assaltate da furbetti, che trovano le mille e una scusa per rendere compatibili i loro acquisti con l’imperativa selezione ordinata da quel «max 15 pezzi». C’è il tipo dell’uno in più: «Quindici o sedici che differenza fa?» Fa, fa! E ci sono quelli che viaggiano ‘borderline’, sollevando delle eccezioni che mettono in discussione tutto il sistema: «La confezione con sei bottiglie di acqua è un pezzo o sei pezzi?» Le teorie si dividono in vari teoremi: c’è chi sostiene che vale il numero di barcode sparati, che in questo caso sarebbe unico; c’è invece chi ribadisce la teoria dei pezzi: sei bottiglie sono sei pezzi. Le eccezioni rappresentano varchi alle regole: se non si può confermare un principio, allora tutte le violazioni del principio stesso sono valide. C’è anche chi interviene sostenendo che a questo punto il pacco da centocinquanta cotton fioc non potrebbe mai essere acquistato; ma viene subito ignorato per il fatto che… è un bassista: lo si capisce dalla statura, dalla curvatura della schiena e dalle osservazioni che fa… ovviamente ‘fuori tempo’. Nel supermercato che frequento si è creata una specie di ‘dogana’: un controllo attento ai carrelli della spesa che si avvicinano alle casse veloci, cercando di portare ordine e disciplina all’interno del market, e rendendo meno traumatica l’esperienza del pagamento. Per quanto impegno ci si metta, però, il risultato è modesto per mancanza di un’autorità che punisca severamente i trasgressori. Così, soprattutto il sabato, le file di carrelli con ben più dei quindici pezzi permessi si affollano davanti alle ‘casse veloci’, rendendo inutili i disperati comunicati della dirigenza del luogo: «Apre cassa 4», «Cassa 7 è libera». I carrelli sono tutti in fila per godere di quel rivoluzionario sistema di pagamento e per dimostrare che, in barba alle regole, nessuno potrà ostacolare un diritto se il divieto non è giuridicamente sancito e disciplinato. Perdendo di vista il più importante e fondamentale principio della nostra civiltà: l’educazione. L’eloquente esempio delle ‘casse veloci’, si può applicare a molti dei momenti che viviamo nella nostra confusa quotidianità. Quest’estate ero tra il pubblico durante un fantastico ed emozionante concerto. Era pomeriggio e il concerto, gratuito, si teneva in una romantica laguna al calar del sole. Tutti in silenzio seduti a terra, eravamo in trance catturati dalla musica, quando un signore – neanche tanto giovane – si è posizionato al centro della platea. In piedi e con le braccia conserte, osservava beato la performance. Una gentile ragazza dell’organizzazione si è avvicinata e, con fare elegante, gli ha chiesto gentilmente di spostarsi e sedersi. Il signore, sgarbatamente, ha domandato alla ragazza chi era lei, per poter dare a lui quell’ordine. Nessuna legge gli impediva di stare in quella posizione, pertanto non si sarebbe spostato. Si vedeva che il signore era molto ‘colto’: doveva avere a casa almeno la connessione a Internet da 1 gigabyte e uno smartphone sempre connesso, con almeno 50 gigabyte di traffico garantito. La ragazza si è rotirata in buon ordine, con le guance rosse per la vergogna. La distinzione tra regola e diritto è fondamentale: la prima ha a che fare con la morale e l’etica; la seconda con il divieto e il permesso. Ora, dire che ciò che non è vietato è permesso, può risultare ‘saggio’, ma spesso è inopportuno. Laddove il limite diventa impraticabile, bisognerebbe introdurre le regole del buon senso e del rispetto, che mi pare si siano smarrite da tempo. Reno Brandoni L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 01/2020 proviene da Fingerpicking.net.
È online il numero 03/2020 di Chitarra Acustica, di cui potete leggere l’editoriale di presentazione e che potete sfogliare, scaricare o richiedere nella sua versione cartacea su fingerpickingshop.com o nei migliori negozi di strumenti musicali. Ai tempi del virus Conoscete l’arte del kintsugi? Di solito, quando si rompe qualche cosa la gettiamo via. La pratica giapponese del kintsugi fa l’esatto opposto: evidenzia le fratture e le impreziosisce aggiungendo valore all’oggetto rotto. Questo risultato si ottiene riunendo i pezzi e ricostruendo l’oggetto, utilizzando oro o argento liquido ed evidenziando le nuove nervature create. Non si nascondono le cicatrici, anzi le si esaltano dopo averle impreziosite con il metallo pregiato. Così ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la frattura si realizza. È un’arte magica, che dà valore alle cose che altrimenti non avrebbero più valore ma verrebbero scartate, dimenticate, eliminate. In momenti come questi, in cui le nostre certezze vengono frantumate da eventi imprevedibili e ingestibili, l’arte del kintsugi non può che offrirci una buona occasione di riflessione. Non tutto quello che sembra ‘andato a pezzi’ risulta veramente così: può diventare un passaggio indispensabile, di cui certamente faremmo tutti a meno, ma che può regalarci un attimo di riflessione per comprendere la fragilità di un sistema basato sull’indifferenza, sul consumismo, sulla frenetica ricerca dell’apparire. L’evento che sta sconvolgendo il nostro quotidiano limita proprio la parte più esibizionistica del nostro vivere, distruggendo il concetto essenziale della libertà: la condivisione. Quando tutto sembra perso, la riorganizzazione del proprio tempo diventa ricchezza. Trasforma il convulso vivere in un riflessivo spazio alla ricerca di essenza e piacere. La condivisione che credevamo perduta si è solo trasformata: le famiglie tornano a spendere il loro tempo con i figli, si rispolverano libri e strumenti musicali, l’aberrazione del nulla si riempie di inimmaginabili stimoli. Idee che cambieranno forse per sempre il nostro futuro e il nostro modo di vivere. Superato lo sconforto ci si riorganizza. Mia figlia, che lavorava come insegnante di sostegno a Milano, ha temporaneamente abbandonato la scuola per i motivi di cui tutti siamo a conoscenza. Ieri pomeriggio, utilizzando una macchina da cucire che gli avevamo regalato, ha realizzato una custodia per il suo Kindle, recuperando così una meravigliosa arte forse dimenticata, ma sicuramente sottovalutata. Le ho chiesto di realizzarmi un portapenne, e questa sera mi ha mandato una foto del prodotto richiesto, dimostrando manualità e gusto. Pur se non possiamo vederci di persona e non possiamo passare la nostra giornata insieme, io da Bologna e lei da Milano abbiamo iniziato a condividere parte del nostro tempo e delle nostre idee, come forse non avevamo mai fatto. Così nascono i progetti. Ogni disastro diventa un’opportunità e si cresce, nonostante il dubbio e l’incertezza del quotidiano. Ho visto, in giro per i social, tanti amici rimboccarsi le maniche utilizzando il loro tempo per completare lavori sospesi, o concedersi l’occasione della vita realizzando un desiderio tenuto sepolto per tanto tempo, come quello – per esempio – di imparare a suonare uno strumento. Il tutto accompagnato da un entusiasmo che credevo perduto. Questo periodo oscuro finirà, lasciando per strada i cocci di un’esistenza turbata e sconvolta. Starà a noi raccogliere i pezzi e, come nella tecnica kintsugi, legarli insieme con la cosa più preziosa che possediamo: il nostro tempo. Così il futuro non sarà ‘pianto e stridore di denti’, ma gioia e speranza e – soprattutto – consapevolezza. Una lezione che non dimenticheremo mai… almeno si spera. Buon fingerpicking! Reno Brandoni L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 03/2020 proviene da Fingerpicking.net.
Suonano alla porta. Una volta sola! Credo sia un postino pigro. Mi consegna una lettera, anzi, una raccomandata. C’è da firmare. Le raccomandate non portano nulla di buono: quando c’è da firmare, è meglio diffidare. Mi rincuora il candido colore della busta, ben lontana dal verde marcio ‘tragedia’ che conosciamo tutti. Non c’è nulla di particolare che io stia aspettando, quindi apro con curiosità. È una lettera del Tribunale di Bologna che comunica l’avvenuta iscrizione, al numero 8151, della testata giornalistica Chitarra Acustica. Inizia così un viaggio che porterà il mensile alla sua apparizione, prima esclusivamente in versione online poi, dal mese di aprile del 2011, in stampa. Questo numero di Chitarra Acustica, di aprile 2021, ci permette di festeggiare il decennale della sua vita cartacea: forse troppo poco per poter celebrare, ma abbastanza per poter ricordare. Se penso a quel 2011, tutto sembra particolarmente strano, quasi irreale. Oggi che la condivisione ci viene negata, immaginare gli incontri e l’entusiasmo dei tanti amici che ci hanno accompagnato in questo percorso, diventa un’immagine efficacemente paradossale. Non voglio parlare di successi o di sogni realizzati: un viaggio non lo si può raccontare fin quando non sia concluso. E noi ci sentiamo ancora in pista, desiderosi di crescere, diventare maggiorenni e – perché no? – invecchiare con le nostre chitarre e la nostra passione. Ora, in un momento in cui l’indifferenza rende la nostra arte indifferente, dobbiamo più che mai credere, difendere e sostenere, sopportare l’ignoranza e la maldicenza, contrastare – e non evitare – lo sguardo di chi ci guarda con l’aria di chi vorrebbe dirci: «Ma cosa cercate di fare!» Perché sono le parole ‘cercare’ e ‘fare’ che devono guidare la rinascita e la speranza di chi ama la musica, poiché arriva un tempo in cui sognare non è più sufficiente. Non voglio rovinarvi la festa. Dieci anni sono sempre dieci anni e vanno festeggiati con allegria e leggerezza. Vi lascio allora con un ringraziamento, di cuore, per aver aiutato e supportato questo insensato progetto. Grazie per averci affiancati, grazie per averci creduto fino in fondo, condividendo con noi gioie e difficoltà. Un grazie particolare ad Andrea, Mario e Luca che, con la loro dedizione, ogni mese hanno reso possibile la pubblicazione. È stato bello conoscervi. Buon fingerpicking! Reno Brandoni L'articolo Abbastanza per ricordare proviene da Fingerpicking.net.
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