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source: https://www.fingerpicking.net/e-online-chitarra-acustica-n-01-2020/
È online il numero 01/2020 di Chitarra Acustica, di cui potete leggere l’editoriale di presentazione e che potete sfogliare, scaricare o richiedere nella sua versione cartacea su fingerpickingshop.com o nei migliori negozi di strumenti musicali.
(di Reno Brandoni) – Molti di voi sanno di cosa parlo. La vita del musicista in parte si svolge all’interno di un supermercato. Almeno la mia. Non avendo orari fissi di lavoro, il tempo può essere gestito con flessibilità e così, di solito, l’onere dell’approvvigionamento ricade sui più ‘fannulloni’, quelli che nella loro vita hanno imparato l’arte e non l’hanno messa da parte. È vero, anche gli impiegati e i professionisti, obbligati da orari perentori, si dedicano a questa attività. Alcuni con piacere, altri costretti dalla moglie – solitamente il sabato – che pretende una più partecipata condivisione della vita familiare. Ma questi ultimi li riconoscerete subito: sono comunemente quelli dal carrello con la ruota difettosa, annunciati dal rumore fastidioso che generano durante il percorso, accompagnati dal brontolio della compagna ed evitati per l’imponderabilità della traiettoria del loro mezzo di raccolta.
La differenza evidente tra le due specie di homo domesticus si percepisce dalla quantità di prodotti che giacciono nel carrello. I primi, i ‘nullafacenti’, hanno pochi articoli: giusto il necessario per completare la giornata; gli altri, invece, si muovono raccogliendo il necessario per l’intera settimana o – peggio – per uno o più mesi, vista l’incalcolabile quantità di mercanzie che trascinano a fatica verso le casse per saldare il loro debito.
Finalmente, le casse.
Per noi, supermarket addicted, il momento del pagamento è cruciale: è l’attesa snervante, che ci fa sentire dilapidatori di tempo essenziale. Il giro tra gli scaffali, lo viviamo in maniera produttiva: è un momento di ricerca e analisi, che ci rende partecipi del consumismo e della società, che spesso dimentichiamo persi dietro alle nostre chitarre. Diciamo che è una momentanea immersione nella realtà. La sosta per il pagamento, invece, trasforma in ansia e nervosismo questa quotidiana abitudine, rendendola insopportabile e spesso impraticabile.
Lo spirito del commercio, come sapete, non si arrende. E analizza con precisione ogni bisogno, pronto a soddisfarlo per rendere l’esperienza della spesa la più piacevole possibile. Ecco allora l’invenzione del secolo, la ‘cassa veloce’, accompagnata da un sottotitolo che farà comprendere a tutti come sia stata inventata esclusivamente per noi adepti quotidiani alle spese essenziali: «max 15 pezzi».
La distinzione tra pezzi e articoli deve essere ben chiara a tutti. Se prendo tre pacchi di fusilli, sono tre pezzi, nonostante si riferiscano a un solo e unico ‘codice articolo’. Questa precisazione è essenziale, perché spesso le nostre ‘casse veloci’ sono assaltate da furbetti, che trovano le mille e una scusa per rendere compatibili i loro acquisti con l’imperativa selezione ordinata da quel «max 15 pezzi». C’è il tipo dell’uno in più: «Quindici o sedici che differenza fa?» Fa, fa! E ci sono quelli che viaggiano ‘borderline’, sollevando delle eccezioni che mettono in discussione tutto il sistema: «La confezione con sei bottiglie di acqua è un pezzo o sei pezzi?» Le teorie si dividono in vari teoremi: c’è chi sostiene che vale il numero di barcode sparati, che in questo caso sarebbe unico; c’è invece chi ribadisce la teoria dei pezzi: sei bottiglie sono sei pezzi. Le eccezioni rappresentano varchi alle regole: se non si può confermare un principio, allora tutte le violazioni del principio stesso sono valide. C’è anche chi interviene sostenendo che a questo punto il pacco da centocinquanta cotton fioc non potrebbe mai essere acquistato; ma viene subito ignorato per il fatto che… è un bassista: lo si capisce dalla statura, dalla curvatura della schiena e dalle osservazioni che fa… ovviamente ‘fuori tempo’.
Nel supermercato che frequento si è creata una specie di ‘dogana’: un controllo attento ai carrelli della spesa che si avvicinano alle casse veloci, cercando di portare ordine e disciplina all’interno del market, e rendendo meno traumatica l’esperienza del pagamento. Per quanto impegno ci si metta, però, il risultato è modesto per mancanza di un’autorità che punisca severamente i trasgressori. Così, soprattutto il sabato, le file di carrelli con ben più dei quindici pezzi permessi si affollano davanti alle ‘casse veloci’, rendendo inutili i disperati comunicati della dirigenza del luogo: «Apre cassa 4», «Cassa 7 è libera». I carrelli sono tutti in fila per godere di quel rivoluzionario sistema di pagamento e per dimostrare che, in barba alle regole, nessuno potrà ostacolare un diritto se il divieto non è giuridicamente sancito e disciplinato. Perdendo di vista il più importante e fondamentale principio della nostra civiltà: l’educazione.
L’eloquente esempio delle ‘casse veloci’, si può applicare a molti dei momenti che viviamo nella nostra confusa quotidianità. Quest’estate ero tra il pubblico durante un fantastico ed emozionante concerto. Era pomeriggio e il concerto, gratuito, si teneva in una romantica laguna al calar del sole. Tutti in silenzio seduti a terra, eravamo in trance catturati dalla musica, quando un signore – neanche tanto giovane – si è posizionato al centro della platea. In piedi e con le braccia conserte, osservava beato la performance. Una gentile ragazza dell’organizzazione si è avvicinata e, con fare elegante, gli ha chiesto gentilmente di spostarsi e sedersi. Il signore, sgarbatamente, ha domandato alla ragazza chi era lei, per poter dare a lui quell’ordine. Nessuna legge gli impediva di stare in quella posizione, pertanto non si sarebbe spostato. Si vedeva che il signore era molto ‘colto’: doveva avere a casa almeno la connessione a Internet da 1 gigabyte e uno smartphone sempre connesso, con almeno 50 gigabyte di traffico garantito. La ragazza si è rotirata in buon ordine, con le guance rosse per la vergogna.
La distinzione tra regola e diritto è fondamentale: la prima ha a che fare con la morale e l’etica; la seconda con il divieto e il permesso. Ora, dire che ciò che non è vietato è permesso, può risultare ‘saggio’, ma spesso è inopportuno. Laddove il limite diventa impraticabile, bisognerebbe introdurre le regole del buon senso e del rispetto, che mi pare si siano smarrite da tempo.
Reno Brandoni
L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 01/2020 proviene da Fingerpicking.net.
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