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La Legge di Bilancio 2020 introduce ai commi 346 e 347 la detraibilità del 19% per un importo non superiore a 1000 euro di spese sostenute, anche nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico, da contribuenti con reddito complessivo non superiore a 36.000 euro per lo studio e la pratica della musica di ragazzi tra i 5 e i 18 anni, presso conservatòri di musica, istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica (AFAM), cori, bande e scuole di musica riconosciute da una pubblica amministrazione. La detrazione spetterà dall’anno di imposta in corso alla data del 1° gennaio 2021. È un risultato importante che va nella direzione di porre lo studio e la pratica musicale, almeno fiscalmente, al pari di quella sportiva, che da sempre gode di queste agevolazioni. Inoltre questo emendamento agisce nella direzione di un investimento sia socio-culturale che economico: da un lato infatti favorisce l’esperienza libera, creativa e artistica, attraverso la musica, delle nuove generazioni; dall’altro incentiva le famiglie a scegliere realtà riconosciute, riducendo i fenomeni di evasione fiscale. Si è arrivati al risultato di oggi grazie soprattutto alla spinta dell’ARCI Nazionale e dei senatori Vasco Errani e Loredana De Petris, oltre al deputato Claudio Mancini, che l’hanno presentato e difeso, e al Ministro dell’economia Roberto Gualtieri che ne ha dato parere favorevole. (fonte: http://forumeducazionemusicale.it) Sulla carta una piccola, grande vittoria… Anche se mi lascia qualche perplessità: in molte scuole di musica comunali e/o parificate era già previsto uno sconto del 50% circa per le famiglie a basso reddito. Le due cose si andranno a sommare, oppure la nuova normativa sosituià quella precedente? Al momento, da una veloce indagine in rete non sono riuscito a scoprire molto, perché i tariffari per l’anno 2020 non sono ancora disponibili su nessun sito delle varie scuole. Se qualcuno ha notizie aggiornate, come sempre mi farebbe piacere approfondire il discorso sulle pagine del nostro sito. Mario Giovannini L'articolo Detrazioni in musica proviene da Fingerpicking.net.
È online il numero 02/2020 di Chitarra Acustica, di cui potete leggere l’editoriale di presentazione e che potete sfogliare, scaricare o richiedere nella sua versione cartacea su fingerpickingshop.com o nei migliori negozi di strumenti musicali. Se guardi Sanremo non vai all’inferno Ogni anno la stessa storia: il Festival di Sanremo ha la capacità di dividere uomini e opinioni. Questa divisione non è frutto di una mediazione ponderata, o di un’analisi dei pro e contro di uno o dell’altro schieramento. È una spaccatura netta, frequentata dai favorevoli o dagli assolutamente contrari. Le motivazioni non sono comprensibili: si difende la propria idea utilizzando affermazioni o dinieghi che non hanno alla base concrete e argomentate motivazioni, ma semplici esternazioni in cui si afferma la propria scelta come la migliore, e quella altrui come la peggiore. Anzi, deprecabile e ingiustificabile. Prendere posizione significa ottenere il cinquanta per cento di consensi, ma altrettante contestazioni. Perché è proprio così: l’Italia si spacca di fronte a questo evento esattamente a metà, dimenticando problemi più ‘ameni’, come la prescrizione, il costante declino del nostro PIL, il virus appena arrivato fresco fresco dalla Cina… dove tutti, pochi mesi fa, siamo andati a cercare chitarre ed emozioni. Per queste ultime, bastava spostare la fiera di Shangai di qualche mese per rischiare di portarne a casa in quantità… Ma io sono uno di quelli che segue con curiosità e piacere l’evento sanremese. E non è colpa dell’età: questo piacere lo coltivavo anche da giovane. Infatti, quand’ero un ribelle scapestrato – e poco sono cambiato da allora – condividevo con gli amici questa tre giorni (all’epoca erano solo tre le giornate) e tra focaccia messinese, arancini e birra, si discuteva e si costruivano pronostici. Era l’occasione per un nuovo incontro. Una sorta di secondo tempo del Natale. Una piacevole ripresa delle festività appena passate, in cui ci si vedeva per il piacere di stare insieme, fomentando e analizzando quelle polemiche che da sempre hanno accompagnato il festival. L’evento era l’attrazione, la musica il contorno, forse l’alibi che offriva concitati argomenti di confronto. Dopo tanti anni non è cambiato nulla. Non tutto è stato rose e fiori: ci sono stati momenti tristi, molto tristi, da dimenticare; così come episodi e canzoni di grande livello e personaggi indimenticabili. Perché allora etichettare tutto come negativo o positivo? Si finisce come in politica, dove si ragiona per correnti e non per idee, ignorando il bene e il male che c’è in ognuno di noi. Il festival non pretende di competere con i concerti brandeburghesi di Bach o le improvvisazioni di Keith Jarrett a Colonia. È solo un modo per farci ascoltare un po’ di musica, alcune volte scadente, altre volte di buon livello, arricchita da storie, polemiche, curiosità e pettegolezzi. Certo, quest’anno non ho goduto delle peripezie tecniche di qualche emulo di Tommy Emmanuel o del tapping ritmato di qualche nostalgico di Michael Hedges. Per fortuna… Ma… devo confessare che mi ha molto divertito la spensieratezza di Francesco Gabbani, l’estrosità di Achille Lauro, la personalità di Tosca, l’arroganza di Morgan, la melanconia di Jannacci figlio. Insomma tutti hanno avuto un ruolo e tutti si sono messi in gioco, regalando a questo paese un po’ di leggerezza, di cui da tempo si sentiva bisogno. Grazie Sanremo, al prossimo anno. E buon fingerpicking! Reno Brandoni L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 02/2020 proviene da Fingerpicking.net.
Al Winter Namm Show 2020 Martin ha presentato la SC-13E, un modello davvero particolare e ricco di innovazioni concettuali: cassa asimmetrica, X-Bracing sul fondo, manico smontabile e regolabile, forma del corpo particolarmente ergonomica e con accesso facilitato al fondo della tastiera. Se Martin, che di fatto da sempre stabilisce il ‘termine di paragone’ quando si parla di chitarre flat top, è costantemente alla ricerca di innovazioni, non può che essere un fattore importante e stimolante per tutto il comparto. Ma… c’è un ‘ma’ ovviamente… Il sistema di fissaggio e allineamento del manico, denominato Sure Align Neck System e sviluppato da una terza parte, probabilmente frutto dello sviluppo dei progetti di Babicz acquisiti da Martin tempo fa, nel nostro paese ha immediatamente ‘ricordato’ a molti il sistema FastLOCK sviluppato da Eko e montato sulla serie MIA, ma non solo, per parecchi anni. L’inventore del FL – e depositario del brevetto internazionale – Remo Serrangeli, non è certo uno che le manda a dire e da settimane, su social e siti vari, sta esprimendo una certa ‘irritazione’ in merito. In attesa di poter mettere le mani sulla chitarra in questione e poter esprimere un parere ‘sensato’ (ma difficilmente se ne parlerà prima dell’estate) una certa curiosità al riguardo mi ha spinto ad approfondire un po’ l’argomento. Anzitutto bisogna ammettere che Martin ha messo pochissime informazioni sull’argomento in rete, e soprattutto nessuna specifica tecnica. Sicuramente dipende dal fatto che il sistema è ancora Patent Pending, quindi in corso di deposito, e hanno voluto tutelrsi in questo senso. Da quel poco che sono riuscto a sbirciare in rete su foto e video promozionali, l’idea che mi son fatto è che le similitudini siano tante quante le differenze: una su tutte l’utilizzo di uno shimmer di spessore variabile da posizionare sotto il tacco per la variazione dell’angolo del manico. Certo la curosità è molta, non vedo davvero l’ora di metterci le mani sopra… Mario Giovannini L'articolo Martin copia Eko? proviene da Fingerpicking.net.
Numero Speciale Gratuito – Consultabile e scaricabile dalle piattaforme digitali: WEB: https://fingerpicking.net/digital o attraverso le APP fingerpicking.net – Digital Edizioni Io suono dunque sono (di Andrea Carpi) – Vorrei iniziare citando un’osservazione che Giovanni Pelosi, che è anche un medico, ha postato su Facebook un paio di settimane fa: «Scusate, ma devo dirlo. “Andrà tutto bene” è orribile. Mi sembra un insulto alle vittime e alle loro famiglie. Una manifestazione di illimitato egoismo di chi spera di farcela: non potrà andare ‘tutto’ bene, non più, dopo la prima vittima. Suggerirei di metterla in un altro modo: “Finirà!”» Qualcuno poi nei commenti ha suggerito “Passerà”, altri di aggiungere un ‘presto’, perché «‘finirà’ da solo può apparire apocalittico». D’accordo: «Finirà presto!» Questo per dire che purtroppo, al di là di ogni retorica, quando questa tragedia veramente finirà, non dovremo dimenticare in primo luogo chi non ce l’avrà fatta – tra cui dobbiamo contare negli ultimi giorni vittime illustri a noi vicine, come i venerandi maestri Bucky Pizzarelli e John Prine – e poi i parenti delle vittime e tutti coloro che sono rimasti in prima linea per contrastare l’emergenza sanitaria, o per garantire servizi essenziali per la collettività. Lasciando agli altri il compito, comunque utile per tutti, di restare a casa. Senza dimenticare le ricadute economiche e sociali che tutto questo comporterà. Che la faccenda fosse seria si è cominciato ad avvertire relativamente presto. Anche noi di Chitarra Acustica, durante la lavorazione degli ultimi due numeri, abbiamo notato una maggiore difficoltà a raccogliere idee e materiali per completare la rivista. Evidentemente in ragione di un crescente clima di preoccupazione, fino ad arrivare alle prime manifestazioni dal vivo annullate, ai primi concerti rinviati e in generale alle minori occasioni di incontro. Così, subito dopo la chiusura del numero di marzo, ho mandato un’email ai collaboratori abituali e a quelli saltuari, ai fiancheggiatori e ai collaboratori storici che la vita ha portato verso altri impegni, per cercare di motivarli a una partecipazione più attiva. Le prime risposte hanno cominciato ad arrivare. Ma la mossa decisiva si deve a Reno Brandoni, nella sua veste di editore, che ha lanciato l’idea di un numero speciale di aprile, in cui raccogliere i liberi contributi di un largo numero di amici chitarristi, collaboratori e addetti ai lavori, per testimoniare la vicinanza, la coesione e la passione della nostra comunità in questo momento di difficoltà. Un numero da distribuire gratuitamente su tutte le piattaforme digitali e – nel caso si riesca a mandarlo in stampa, cosa non certa in questo frangente – da consegnare agli abbonati e agli addetti ai lavori. È partita così una seconda email, verso un indirizzario più folto, e la risposta è stata immediata e copiosissima. Tanto da permetterci di realizzare tutto un numero monografico, frutto degli interventi di quarantotto ‘grandi amici’, più quelli di noi tre ‘interni’, Reno, Mario ed io. Un numero da leggere tutto di un fiato, commovente, scritto con i cuori in mano. In questo momento epocale, seppure nella nostra ‘nicchia della nicchia della nicchia’, come direbbe Stefan Grossman, un numero per noi epocale. Andrea Carpi Numero Speciale Gratuito – Consultabile e scaricabile dalle piattaforme digitali: WEB: https://fingerpicking.net/digital o attraverso le APP fingerpicking.net – Digital Edizioni L'articolo È online “Chitarra Acustica” n. 04/2020 proviene da Fingerpicking.net.
(di Paolo Bonfanti) – La percezione del tempo in questi giorni di pseudoarresti domiciliari è davvero peculiare: non si capisce se non passi mai, o se passi troppo in fretta; non si sa se veramente ne abbiamo tanto in più da dedicare alle cose che non possiamo fare di solito, impegnati in progetti, richieste di concerti, solleciti di pagamenti e tutto il resto che sapete/sappiamo bene; oppure se questo tempo semivuoto passi a velocità impreviste. Per quel che mi riguarda, a parte qualche diretta Facebook, qualche video per amici che lo richiedono espressamente (in alcuni casi anche club che hanno dovuto forzatamente interrompere l’attività e che in questo modo cercano, come noi d’altronde, di riempire gli spazi e i silenzi), non sto nemmeno leggendo o suonando troppo. È come se una certa apatia si fosse impossessata del mio cervello e delle mie mani. Essendo poi già piuttosto pigro di indole, figuratevi che invito a nozze! Però ho seguito il suggerimento di Reno, Andrea, Mario e tutta la combriccola di Chitarra Acustica con gioia, anche perché forse scrivere, anche soltanto qualche riga, può essere un modo intelligente di fare i conti con questa situazione e svegliarsi dal torpore (almeno per me). Allora ho scelto di parlare di un disco e di un libro che ho ascoltato e letto ultimamente, e che mi hanno particolarmente colpito. Cominciamo con la lettura: Il nostro desiderio è senza nome. Scritti politici. K-punk/1 di Mark Fisher, pubblicato da Minimum Fax all’inizio di quest’anno (ed. or.: K-punk. The Collected and Unpublished Writings of Mark Fisher (2004-2016), Repeater, 2018). Mark, che ci ha lasciati nel 2017, a soli 48 anni, è stato un musicista (nei D-Generation, una band di Manchester attiva a metà anni ’90), un critico musicale e un sociologo, ma soprattutto l’ideatore-redattore-supervisore del blog K-punk, che ha creato nel 2004. Un blog che è pian piano diventato un punto di riferimento non solo per la critica musicale, ma anche per l’analisi politica e sociologica, per tutti coloro che hanno sempre pensato che ciò che Mark ha definito ‘realismo capitalista’ – e cioè l’idea che il capitalismo sia l’unico tipo di società ed economia possibile – fosse un’idea falsa e imposta dal capitalismo stesso e dalle forze sociali ed economiche che lo sorreggono; e che questa idea si fosse radicata profondamente anche nella mente e nella mentalità di quelli per i quali il capitalismo dovrebbe essere un antagonista da abbattere prima possibile. I suoi interventi, spesso brevi e taglienti, rivelano profonde e non comuni conoscenze di economia, sociologia, psicologia e arte in generale. Magistrale il capitolo finale “Comunismo acido” – introduzione a un libro che avrebbe dovuto avere lo stesso titolo, ma che non è stato mai completato – con una serie di rimandi tra la fase musicale psichedelica dei Temptations di Psychedelic Shack e le aspettative della cultura alternativa nei primi anni ’70. Non voglio anticiparvi altro e vi lascio alla lettura. Ed ora il CD: è stato pubblicato nel 2019, si intitola Planet England e i suoi protagonisti sono due tra i più interessanti, geniali, imprevedibili musicisti che la scena rock inglese anni ’80 abbia prodotto: Robyn Hitchcock e Andy Partridge (sì, proprio quello degli XTC). In realtà si tratta di un mini CD di soli quattro brani, ma il concetto che mi piace è proprio questo: poco materiale, ma di enorme densità, e allo stesso tempo assolutamente privo di pesantezza e prosopopea. Tutto è stato composto, suonato, cantato e mixato dai due da qualche parte a Swindon, pianeta Inghilterra. Al di là di tutte le considerazioni che si possono fare (se vorrete, ascolterete), la cosa che mi preme di più sottolineare è la forza, direi anche l’enorme potenza, che una canzone ben scritta ed equilibrata continua ad avere, sia in valore assoluto che nell’immaginario comune. È chiaro che l’influenza di chi ha fatto partire tutto a inizio anni ’60 (sì, proprio quei quattro di Liverpool) risulta evidente, ma tutto fa parte della magia. Pochissime cose sono più belle di una bella canzone. Buon ascolto e fatemi sapere. Paolo Bonfanti L'articolo Un disco e un libro per riempire i silenzi proviene da Fingerpicking.net.
Poi fu silenzio e fiori di ciliegio coperti di neve. Due cose imprevedibili. Nessuno aveva memoria di un evento del genere, forse solo i più anziani avrebbero potuto raccontarci le follie delle stagioni. Avrebbero potuto raccontarci… Perché quel silenzio, quell’altro imprevedibile evento, aveva nascosto a molti il piacere dei ricordi, facendoci dimenticare le parole: anziano, saggio, esperto, sapiente. Nel tempo avremmo anche dimenticato il perché di quelle chitarre lasciate distese sul divano, come appena suonate, abbandonate senza ordine e senza cura. Il silenzio è un rumore distratto, che non ricorda il come e il quando ma sussurra disattento sottovoce, impreciso e inadatto. Il Papa parlava, e noi con le lacrime agli occhi ascoltavamo. Abbandonava la finestra per scendere tra la gente, ma la gente non c’era, scivolata nel buio, persa nel silenzio, nascosta nella paura. Dylan cantava di un omicidio disgustoso e il mondo respirava a fatica cercando l’assassino. Il mondo respirava a fatica cercando di sfuggire al suo destino. Il traghetto fermava le macchine, l’aereo i motori e il treno frenava il suo istinto. Così le distanze diventavano infinite, incolmabili. E l’Europa sghignazzava, l’Europa piangeva, l’Europa non esisteva. I bambini cantavano canzoni alla moda cambiando le parole. Seminavano ascolti e raccoglievano consensi. Vestito di blu, l’uomo al potere faceva lo stesso, mascherando un sorriso, metà intriso di soddisfazione, metà di sgomento. Mentre le prigioni esplodevano, quell’altro uomo rideva, si compiaceva della punizione. Il destino è nelle mani di ognuno, lo puoi conservare o te lo puoi giocare, ma non lo puoi riscattare. L’uomo, ora stretto in una camicia di forza, gioiva del suo vestito bianco, colore immeritato, come per una sposa già violata. E con la falce in mano, balbettava che ogni vittima varrà un perdono, ma una vittima non vale un condono. Le file di persone sembravano non finire, si formavano per ogni cosa. I carrelli circondavano i supermarket ed era come andare alla Mecca: giri lenti e silenziosi, in attesa del proprio turno, immersi nell’unico corridoio per la salvezza del corpo e dello spirito. E c’era il vecchio che rideva e saltava la fila. Lui aveva fatto la guerra, lui aveva combattuto e vinto – forse no, non ricordava bene – ma si era salvato, aveva vissuto e mai si era arreso. Il vecchio saltava e gridava: «Non è ora della fine, non è ora che debba finire!» Le sirene suonavano, venivano a prenderlo, per non permettergli di toccarci, per impedirgli di saltare. I camion dell’esercito trasportavano da una città all’altra i ricordi spenti, per renderli cenere, perché il vento ne avesse cura. Visto che gli uomini non ne erano più capaci. Sospirava il bassista ubriaco, affacciato alla finestra: suonava una sola nota, sempre la stessa, e il canto si levava, corale e maestoso, per ricadere sordo, rimbalzare muto e svanire per sempre. Poi iniziarono a sparire anche i giovani, e i sorrisi diventarono mesti. Oltre il passato e il presente, stavamo perdendo anche il futuro. Tentarono di trattenerlo con promesse e pentimenti, ma lui non ne volle sapere. Fuggì via in cerca del diverso, di quello inutile, dimenticato, che non aveva niente da perdere e niente da sognare. L’unico da salvare. Si strinsero allora le mani, dimenticando il divieto imposto, per tornare a sentirsi uniti. Ritornarono gli abbracci da tempo evitati e distanti. Si riavvicinarono le bocche, riaprendosi al desiderio e alla passione. Si smise di fuggire per rincontrarsi. Piangendo l’uno sulla spalla del l’altro. Il mare si placò fermando la sua tempesta. E il vento si appoggiò sul colle a osservare. Qualche nuvola passò, e pianse per un po’… Reno Brandoni L'articolo Il mondo respirava a fatica proviene da Fingerpicking.net.
Ho fatto uscire il mio nuovo album Azwan, dedicato alla nostra unità e interconnettività, nel mezzo di una crisi globale ‘unificante’. Dopo aver trascorso gli ultimi anni fuori dal circuito dei concerti, per poter lavorare meticolosamente ad Azwan, che è preceduto da un libro di accompagnamento, Pierre Bensusan Guitar Collection, entrambi destinati a essere promossi con un lungo tour di 110 date negli Stati Uniti e in Canada dal 7 marzo fino a luglio, improvvisamente mi sono ritrovato di nuovo a casa sul suolo francese, avendo dovuto staccare la spina dopo una settimana di concerti a causa dello scoppio del Coronavirus. L’intero tour è stato riprogrammato nuovamente per il 2021. Fino ad allora, spero che gli appassionati di musica possano scoprire i dodici brani contenuti nel CD, coprodotto dalla leggenda della chitarra jazz francese Jean-Marie Ecay e da me stesso, per la mia etichetta 3DADGAD Vision distribuita da MVD Entertainment Group. La pandemia globale del COVID-19, che ha intrappolato l’umanità, sottolinea l’unicità del nostro mondo e la nostra interdipendente connettività. Questo è praticamente il mio messaggio e il significato che sta dietro ad Azwan. Nel corso della mia vita, ho sperimentato l’unità a fasi alterne, essendo più o meno consapevole dell’impatto e dell’influenza di ogni azione sull’intero universo. Col passare del tempo, mi sento sempre più connesso con tutte le persone, gli animali e universalmente con l’intera natura. Poiché siamo tutti collegati, la mia intenzione è che ogni azione e comportamento contribuisca, sostenga e aggiunga valore alla nostra interconnettività, specialmente attraverso la mia musica. Mi sembra come un processo di nutrimento, o persino di guarigione, per me e per coloro con cui condivido questi nuovi brani musicali. La musica dell’album è contemplativa, malinconica ed eseguita attraverso un’ispirazione radicata nella natura. Il concetto di Azwan deriva dall’osservazione delle api, quegli insetti solari che lavorano nell’oscurità insieme come un tutt’uno, e dall’osservazione degli stormi di uccelli che volano e danzano insieme come un tutt’uno. È stata una stimolante rappresentazione simbolica del continuum della musica. Quando si vede la parola azwan scritta, potrebbe evocare un luogo, una città o uno stato d’animo, ma quando la si sente pronunciare ad alta voce, suona come as one. Ho contemplato tutti questi nuovi brani per anni prima di registrarli, prendendo tempo per consentire a tutte le note di unirsi come un tutt’uno. La musica che suono sfida i generi e unisce i generi, trasformata in una mia alchimia. Mi sento come un cantastorie, che usa il linguaggio espressivo e lirico della chitarra acustica e la vocalizzazione eterea per attrarre, colpire e trasportare. Azwan è principalmente un album strumentale solista, in cui la chitarra è concepita come un’orchestra che esegue allo stesso tempo melodia, bassi, accordi e contrappunti. A questo ho aggiunto alcuni elementi vocali, una canzone scritta con mia moglie Doatea e diverse collaborazioni con musicisti ospiti, Christophe Cravero alla viola e al violino, Stephane Kericky al contrabbasso, e Jean-Marie Ecay che si unisce a me in un duetto. Come i due terzi dell’umanità, mi ritrovo in isolamento nella mia casa in campagna, a un’ora da Parigi. Mi rendo conto che la vita che conduco è praticamente la stessa che in tempi ‘normali’, quando non sono in tournée: sto a casa, suono, scrivo, registro, guardo film, cucino, mangio, leggo, insegno, gioco con il mio cane, cammino in campagna, faccio qualche esercizio fisico e dormo un po’. Come per tutti i miei colleghi, i miei spettacoli sono stati tutti cancellati e i tempi a venire saranno difficili dal punto di vista finanziario, almeno fino a settembre, quando dovrei tornare in tournée in Cina. Tuttavia, ho ricevuto la benedizione di alcuni mecenati negli Stati Uniti che mi hanno gentilmente offerto del denaro per farmi passare questi momenti difficili. Di recente, diverse persone, appassionati e impresari mi hanno invitato ad adattarmi alla situazione e a fare concerti dal vivo in streaming. In tempi normali non mi sento di sostenere questo mezzo, e preferisco continuare a incoraggiare le persone a partecipare agli spettacoli dal vivo, altrimenti il cerchio virtuale potrebbe chiudersi e vincere su tutta la linea. Certo, questo è un momento straordinario e apprezzo il fatto che molti di noi, me compreso, debbano cercare altri introiti per compensare tutte queste cancellazioni di concerti. Quindi le cose potrebbero cambiare nel prossimo futuro, e penso di rafforzare la mia presenza sui social e pubblicare più video in diretta. Ma devo anche ammettere che trovo difficile suonare un’intero concerto senza sentire il respiro di un vero pubblico in sala… Per il momento, mi piace rivisitare vecchie mie incisioni e approfondire la conoscenza e la concezione dei brani del nuovo album, oltre a lavorare su materiale nuovo. È stupefacente per me il fatto che stiamo attraversando qualcosa che non abbiamo mai sperimentato prima, perlomeno durante la mia vita. Lo elaboreremo sicuramente nei manuali di storia, tuttavia non esattamente nel migliore dei modi. Da un punto di vista più complessivo, stiamo ricevendo un campanello d’allarme e una rivelazione universali! Si spera che modificheremo il nostro software generale di comportamenti e relazioni nei confronti di questo pianeta e del nostro prossimo, e che ne verremo fuori più forti. Ma non sono sicuro che i nostri leader abbiano davvero inquadrato il corso degli eventi… È giunto il momento per delle buone guide, coraggiose, oneste e ispirate! Penso a tutti coloro che hanno perso la vita o qualche persona cara, e mi chiedo quando e come la nostra umanità ne uscirà, sperando solo che tutti possiamo superare il momento e forse trarne qualche insegnamento. Non nasconderò che questa situazione mi rende ansioso e, tuttavia, mi sorprendo del fatto che resto calmo e sereno per la maggior parte del tempo. Mi sento fortunato ad avere la musica nella mia vita, con la mia famiglia attorno o non lontano, tutti ancora in buona salute, e con i miei amici e fan a cui devo così tanto. Se la mia vita fosse destinata a fermarsi domani, sentirei comunque di essere stato benedetto e proverei gratitudine per ciò che l’universo mi ha riservato. Dovrei essere in tournée in Italia a novembre di quest’anno… Se così fosse, non vedo l’ora di vedervi in giorni migliori. Nel frattempo, vorrei che rimaneste ottimisti, al sicuro e in salute. Con affetto e tanti abbracci virtuali. Pierre Bensusan L'articolo Insieme come un tutt’uno proviene da Fingerpicking.net.
(di Reno Brandoni) – L’incertezza ha diviso questa estate. Prima l’euforia e l’entusiasmo, poi il silenzio e la paura. Scrivere cercando di riassumere gli eventi è sbagliato, o perlomeno rischioso: quando questo numero del nostro mensile sarà pubblicato, lo scenario potrebbe essere totalmente diverso. Inatteso, imponderabile. Allora perché mi addentro nella faccenda? Perché tento di raccontare? Potrei semplicemente girarmi dall’altro lato e sorridere, tirando a campare. Invece no, sono qui a puntare il dito sulla follia, a sottolineare come la spavalderia e la totale mancanza di rispetto per l’altro incitino l’inciviltà del benessere. Ho visto giovani sogghignare sbeffeggiando il prossimo, che li difendeva utilizzando la ‘mascherina’. Li ho visti sfidare l’inopportunità, per uscirne sconfitti. Ho litigato con adulti e anziani, in fila al supermercato col volto scoperto. Non più solo i vecchi, quelli tanto ormai si sa, per alcuni sono destinati al macero… Ma anche quelli che dovrebbero avere a cuore il loro futuro. Come si fa a non sentire il dovere del rispetto? Come si fa a non riconoscere quando è il momento di dire basta alla superficiale leggerezza dell’essere, per impegnarsi nella ricerca profonda della tutela, soprattutto dei più deboli? La sfida sembra proprio quella che abbiamo sempre conosciuto e combattuto: deboli contro forti; o meglio, deboli sopraffatti dai forti. Qui i forti non sono i più ricchi, ma i più giovani o quelli che hanno ancora energia da spendere; mentre i deboli sono quelli che combattono contro gli acciacchi e i danni creati dal passare del tempo. Ho partecipato a qualche festival, come Time in Jazz di Paolo Fresu a Berchidda, ma ero nella lista anche di Giovanni Pelosi per Ferentino Acustica, cui ho dovuto rinunciare per l’oneroso costo del trasferimento Sardegna-Continente-Sardegna durante il mese di agosto (altro problema di cui mi piacerebbe discutere…). Stiamo parlando di due musicisti che hanno a cuore la musica e il rispetto per gli altri, e che hanno lottato per le loro manifestazioni cercando di realizzarle nel migliore dei modi con il massimo della sicurezza, dimostrando che rispettando le regole si può anche fare musica. Ci attende una stagione autunnale e invernale ‘calda’, non sappiamo cosa accadrà. Sicuramente tutti i più importanti eventi sono stati annullati e rimandati al prossimo anno. E questo non fa altro che incrementare la preoccupazione e la paura. Significa che non ci sono i presupposti per continuare, per rischiare. Ogni tanto penso che l’attesa sia la migliore consigliera, l’unica che ci permetta di vedere le cose dalla giusta angolazione. Forse sarebbe stato sufficiente stringere i denti e aspettare che il vento passasse, o che soffiasse dal lato giusto. Non sempre un po’ di calma è sintomo di quiete. Per quanto io ami la libertà, oggi il disordine è un lusso che non possiamo più permetterci. Io comunque sono qui, prigioniero di un sogno, anche se ormai i sogni sono sopraffatti dalla realtà. Buon fingerpicking! Reno Brandoni Chitarra Acustica: 2020 – 096,00€ Settembre 2020 Disponibile Chitarra Acustica: 2020 - 09 quantità Aggiungi al carrello Aggiungi alla lista dei desideri COD: CA-2020-09 Categoria: Chitarra Acustica Descrizione Informazioni aggiuntive Recensioni (0) Descrizione Settembre 2020 • Indice Ricominciamo… o forse no di R. Brandoni Immobilità di L. Francioso Acoustic Guitar Village: Cremona Musica ‘Special Edition’ – 26 e 27 settembre Madame Guitar: XV edizione – Tricesimo (UD) – 26 e 27 settembre La linea verticale di M. Giovannini Il mondo della sessualità popolare: chitarrine, mandolini e maliziose piantine di G. Gregori Incontro con la Gold Music: a colloquio con Gabriele Capogna di M. Alderotti Susanna Roncallo: dalla strada ai teatri di P. Selva Kythara (Enrico Maria Milanesi/Michele Pucci/Francesco Bertolini) Duets (Teja Gerken & Doug Young) Merci Dadi – 22 chitarristi per i 25 anni dell’ADGPA Italy (ADGPA Italy) A Violeta – Tributo a Violeta Parra (Giuditta Scorcelletti/Maurizio Geri) Believe (Palma Cosa) Tracciato (Susanna Roncallo) In duo: intervista a Teja Gerken & Doug Young di A. Lombardi Scarlet Rivera: una regina al pub di I. Sparacello A proposito di Dylan: adoro Fernanda Pivano di R. Brandoni Blues, ballate e canzoni di P. Mari • Amori e tradimenti in sessant’anni di live di F. Brusco Dylaniati di G. Cesaro • Mr. Bob Dylan di Dino Vinci Quello che penso del Menestrello di S. A. Calonego Chitarra acustica amplificata Takamine CP3NY ML Custom Pro 3 di Zack il Bianco Chitarra acustica amplificata K•Tar K0 Orchestra di D. Fornara Chitarra crossover Licari Zen Guitar di M. Giovannini La chitarra jazz per tutti – 23 di P. Anessi Guitarra flamenca – 18 di J. Lorenzo Irish Flatpicking – 30 di F. Bettoni Chitarra brasiliana – 26 di P. Mari Suono e canto – 22 di S. Grasso Basso acustico – 65 di D. Fiorenza Informazioni aggiuntive Peso 1 kg Tipo Prodotto Magazine Lingua Italiano Recensioni Ancora non ci sono recensioni. Solamente clienti che hanno effettuato l'accesso ed hanno acquistato questo prodotto possono lasciare una recensione. 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Suonano alla porta. Una volta sola! Credo sia un postino pigro. Mi consegna una lettera, anzi, una raccomandata. C’è da firmare. Le raccomandate non portano nulla di buono: quando c’è da firmare, è meglio diffidare. Mi rincuora il candido colore della busta, ben lontana dal verde marcio ‘tragedia’ che conosciamo tutti. Non c’è nulla di particolare che io stia aspettando, quindi apro con curiosità. È una lettera del Tribunale di Bologna che comunica l’avvenuta iscrizione, al numero 8151, della testata giornalistica Chitarra Acustica. Inizia così un viaggio che porterà il mensile alla sua apparizione, prima esclusivamente in versione online poi, dal mese di aprile del 2011, in stampa. Questo numero di Chitarra Acustica, di aprile 2021, ci permette di festeggiare il decennale della sua vita cartacea: forse troppo poco per poter celebrare, ma abbastanza per poter ricordare. Se penso a quel 2011, tutto sembra particolarmente strano, quasi irreale. Oggi che la condivisione ci viene negata, immaginare gli incontri e l’entusiasmo dei tanti amici che ci hanno accompagnato in questo percorso, diventa un’immagine efficacemente paradossale. Non voglio parlare di successi o di sogni realizzati: un viaggio non lo si può raccontare fin quando non sia concluso. E noi ci sentiamo ancora in pista, desiderosi di crescere, diventare maggiorenni e – perché no? – invecchiare con le nostre chitarre e la nostra passione. Ora, in un momento in cui l’indifferenza rende la nostra arte indifferente, dobbiamo più che mai credere, difendere e sostenere, sopportare l’ignoranza e la maldicenza, contrastare – e non evitare – lo sguardo di chi ci guarda con l’aria di chi vorrebbe dirci: «Ma cosa cercate di fare!» Perché sono le parole ‘cercare’ e ‘fare’ che devono guidare la rinascita e la speranza di chi ama la musica, poiché arriva un tempo in cui sognare non è più sufficiente. Non voglio rovinarvi la festa. Dieci anni sono sempre dieci anni e vanno festeggiati con allegria e leggerezza. Vi lascio allora con un ringraziamento, di cuore, per aver aiutato e supportato questo insensato progetto. Grazie per averci affiancati, grazie per averci creduto fino in fondo, condividendo con noi gioie e difficoltà. Un grazie particolare ad Andrea, Mario e Luca che, con la loro dedizione, ogni mese hanno reso possibile la pubblicazione. È stato bello conoscervi. Buon fingerpicking! Reno Brandoni L'articolo Abbastanza per ricordare proviene da Fingerpicking.net.
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