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La Legge di Bilancio 2020 introduce ai commi 346 e 347 la detraibilità del 19% per un importo non superiore a 1000 euro di spese sostenute, anche nell’interesse dei familiari fiscalmente a carico, da contribuenti con reddito complessivo non superiore a 36.000 euro per lo studio e la pratica della musica di ragazzi tra i 5 e i 18 anni, presso conservatòri di musica, istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica (AFAM), cori, bande e scuole di musica riconosciute da una pubblica amministrazione. La detrazione spetterà dall’anno di imposta in corso alla data del 1° gennaio 2021. È un risultato importante che va nella direzione di porre lo studio e la pratica musicale, almeno fiscalmente, al pari di quella sportiva, che da sempre gode di queste agevolazioni. Inoltre questo emendamento agisce nella direzione di un investimento sia socio-culturale che economico: da un lato infatti favorisce l’esperienza libera, creativa e artistica, attraverso la musica, delle nuove generazioni; dall’altro incentiva le famiglie a scegliere realtà riconosciute, riducendo i fenomeni di evasione fiscale. Si è arrivati al risultato di oggi grazie soprattutto alla spinta dell’ARCI Nazionale e dei senatori Vasco Errani e Loredana De Petris, oltre al deputato Claudio Mancini, che l’hanno presentato e difeso, e al Ministro dell’economia Roberto Gualtieri che ne ha dato parere favorevole. (fonte: http://forumeducazionemusicale.it) Sulla carta una piccola, grande vittoria… Anche se mi lascia qualche perplessità: in molte scuole di musica comunali e/o parificate era già previsto uno sconto del 50% circa per le famiglie a basso reddito. Le due cose si andranno a sommare, oppure la nuova normativa sosituià quella precedente? Al momento, da una veloce indagine in rete non sono riuscito a scoprire molto, perché i tariffari per l’anno 2020 non sono ancora disponibili su nessun sito delle varie scuole. Se qualcuno ha notizie aggiornate, come sempre mi farebbe piacere approfondire il discorso sulle pagine del nostro sito. Mario Giovannini L'articolo Detrazioni in musica proviene da Fingerpicking.net.
Al Winter Namm Show 2020 Martin ha presentato la SC-13E, un modello davvero particolare e ricco di innovazioni concettuali: cassa asimmetrica, X-Bracing sul fondo, manico smontabile e regolabile, forma del corpo particolarmente ergonomica e con accesso facilitato al fondo della tastiera. Se Martin, che di fatto da sempre stabilisce il ‘termine di paragone’ quando si parla di chitarre flat top, è costantemente alla ricerca di innovazioni, non può che essere un fattore importante e stimolante per tutto il comparto. Ma… c’è un ‘ma’ ovviamente… Il sistema di fissaggio e allineamento del manico, denominato Sure Align Neck System e sviluppato da una terza parte, probabilmente frutto dello sviluppo dei progetti di Babicz acquisiti da Martin tempo fa, nel nostro paese ha immediatamente ‘ricordato’ a molti il sistema FastLOCK sviluppato da Eko e montato sulla serie MIA, ma non solo, per parecchi anni. L’inventore del FL – e depositario del brevetto internazionale – Remo Serrangeli, non è certo uno che le manda a dire e da settimane, su social e siti vari, sta esprimendo una certa ‘irritazione’ in merito. In attesa di poter mettere le mani sulla chitarra in questione e poter esprimere un parere ‘sensato’ (ma difficilmente se ne parlerà prima dell’estate) una certa curiosità al riguardo mi ha spinto ad approfondire un po’ l’argomento. Anzitutto bisogna ammettere che Martin ha messo pochissime informazioni sull’argomento in rete, e soprattutto nessuna specifica tecnica. Sicuramente dipende dal fatto che il sistema è ancora Patent Pending, quindi in corso di deposito, e hanno voluto tutelrsi in questo senso. Da quel poco che sono riuscto a sbirciare in rete su foto e video promozionali, l’idea che mi son fatto è che le similitudini siano tante quante le differenze: una su tutte l’utilizzo di uno shimmer di spessore variabile da posizionare sotto il tacco per la variazione dell’angolo del manico. Certo la curosità è molta, non vedo davvero l’ora di metterci le mani sopra… Mario Giovannini L'articolo Martin copia Eko? proviene da Fingerpicking.net.
(di Mario Giovannini) – Lo ammetto: per certe cose sono affetto da una ‘ignoranza crassa’ e da preconcetti duri a morire. A me la marimba, lo xilofono e le percussioni ‘a tastiera’ in generale, inevitabilmente fanno l’effetto… ascensore. L’associazione è immediata e univoca. Deve essere scritta da qualche parte nel mio DNA. Per cui, quando mi è arrivato il nuovo disco di Giuseppe Tropeano con il percussionista Giacomo Tongiani, mi sono trovato un po’ in crisi… E adesso, come ne vengo fuori? Per fortuna mi è venuto in soccorso un altro tratto dominante del mio carattere, la curiosità, e un’ascoltata gliela ho data! E non dico che mi abbiano fatto cambiare idea in maniera radicale, ma la convinzione di aver almeno trovato la classica ‘eccezione alla regola’ si è formata abbastanza velocemente. C’era una volta… è un gran bel lavoro, ben suonato e ben registrato. Con una grande attenzione alle dinamiche, alla qualità dei suoni e all’equilibrio tra i due strumenti. Che dialogano, si intrecciano ma non si prevaricano. Le atmosfere sono delicate, sognanti e molto evocative. Sono ‘solo’ sei brani, ma la scelta qualitativa paga decisamente. Tanto, difficilmente ci si ferma al primo ascolto. Del resto, potevo anche aspettarmelo: Giuseppe lo conosciamo bene, spesso protagonista su queste pagine come artista e come collaboratore della rivista. Giacomo Tongiani è diplomato in percussioni classiche presso il Conservatorio ‘Giacomo Puccini’ di La Spezia e in batteria presso l’Accademia Lizard di Massa. È docente di percussioni al Liceo musicale ‘Felice Palma’ e la Scuola media ‘Alfieri Bertagnini’ di Massa, e di batteria presso la Lizard di Massa e Pisa. Ha suonato e registrato per Francesco Renga, June Miller, Three in One Gentleman Suit, Mosca nella Palude e Renàra, oltre ad aver suonato e collaborato con Ensemble Symphony Orchestra, Crespina Estate, Orchestra dell’Opera Italiana, Orchestra Teatro del Giglio, Filarmonica del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo. La necessità di approfondire un po’ il discorso con i protagonisti è stata quindi un imperativo, così come condividere una piacevole chiacchierata. Cominciamo dall’inizio: il titolo C’era una volta… da cosa nasce? Giacomo: È un’idea di Giuseppe, per cui lascio che sia lui a spiegarlo. Giuseppe: Un po’ di tempo fa avevo pensato a questo progetto. Le percussioni a tastiera sono degli strumenti di una bellezza incredibile e mi hanno sempre affascinato. La questione da risolvere era quella di trovare il giusto percussionista. Mi spiego: ci sono tantissimi musicisti eccellenti che suonano questi strumenti, ma per quello che avevo in testa, mi serviva trovarne uno che avesse un background composto non soltanto dalla musica classica. Quando ho proposto a Giacomo questa idea, l’ha accolta subito con entusiasmo, ma poi è passato un po’ di tempo prima che iniziassimo a vederci. Il tutto si è rivelato difficile, ma bellissimo, e la prima cosa che ci venne da dire fu: «Bella storia…» E come ogni bella storia, non si poteva non iniziare con C’era una volta… E come è nata l’idea di questa collaborazione? Giacomo: Giuseppe cercava un percussionista con cui riarrangiare da zero alcuni suoi inediti e creare dal nulla un repertorio che potesse funzionare, unendo i nostri strumenti. Speriamo di esserci riusciti. Giuseppe: Fondamentalmente quello che ci ha spinto a iniziare il tutto è stata la curiosità. Non capita facilmente di ascoltare la chitarra acustica e le percussioni a tastiera insieme, e quindi perché non provarci? Sui brani originali come avete lavorato? C’è un autore e un ‘collaboratore’, o sono nati di comune accordo? Giacomo: I brani inediti sono di Giuseppe, ma tutte le parti di percussioni sono mie. Quindi diciamo cinquanta e cinquanta, no? Entrambi vogliamo che questo sia un duo a tutti gli effetti, e non Giuseppe accompagnato da Giacomo o viceversa. Giuseppe: Assolutamente un cinquanta e cinquanta. Avevo dei brani per chitarra scritti da un po’ di tempo che tenevo lì nel cassetto. Poi, quando abbiamo iniziato a suonare insieme, ho dovuto fare degli adattamenti, proprio perché entrambi volevamo che non fosse uno strumento che accompagna l’altro. Giacomo, dal canto suo, ha dovuto inventarsi tutte le parti per i suoi strumenti, quindi il risultato direi che è scaturito dalla collaborazione. Mentre sugli arrangiamenti come avete lavorato? Giacomo: Provando e riprovando diverse soluzioni, anche perché quando il brano lo proponevo io, Giuseppe doveva inventarsi tutta una chitarra. Quando il brano lo portava lui, invece, toccava a me tirar fuori dal cilindro l’arrangiamento giusto. Giuseppe: È successo, più di una volta, di dedicare intere prove a sedici battute. Perché man mano che suonavamo, ci venivano delle idee nuove che provavamo subito. Inoltre la chitarra e la marimba suonano più o meno nello stesso range di frequenze, quindi l’altra questione da gestire con attenzione è stata proprio quella di cercare i registri nei quali suonare per evitare di impastare il tutto. La gestione delle dinamiche e dei volumi non deve essere stata cosa semplice… Giuseppe: Le percussioni sono degli strumenti con un range dinamico pressoché illimitato, mentre la chitarra, purtroppo, ha i suoi limiti. Mi è sempre piaciuto sfruttare le caratteristiche degli strumenti come degli elementi dai quali trarre vantaggio e non come delle ‘bestie da domare’. Infatti, in fase di missaggio del disco, non ho usato nessun tipo di compressore per ‘tenere a bada’ le dinamiche degli strumenti. Giacomo: L’aspetto dinamico in un disco del genere è fondamentale. Per rendere tutto più interessante e colorato abbiamo passato molto tempo a curare questa cosa, e dal vivo credo lo si possa apprezzare anche di più. In fase di registrazione come avete lavorato? Giacomo: Prima ho fatto tutte le tastiere io, poi lui le chitarre e, infine, percussioni aggiuntive e strumenti ospiti a seconda del brano, come flauto, contrabbasso e basso. Giuseppe: È stata un’avventura più culinaria che musicale. Entrambi siamo appassionati di cucina e quindi, del tempo trascorso insieme durante le registrazioni, l’abbondante settanta per cento era dedicato a confrontarci su tecniche di impasto e lievitazione per la pizza o chissà cos’altro… [risate] Scherzo, ovviamente. Quello che mi è piaciuto di più, registrando con Giacomo, è stata la padronanza e la velocità nel gestire un elemento assolutamente fondamentale per fare musica: il ritmo. Che programma avete per la promozione? Giacomo: Suonare il più possibile. Giuseppe: Esatto: abbiamo proposto il concerto in diversi festival e manifestazioni in tutta Italia. Qualcuno ci ha già risposto. Speriamo che anche gli altri lo facciano. Sui nostri canali social ci sono dei video, che di tanto in tanto registriamo durante le prove. Probabilmente ne faremo altri per il canale YouTube di Fingerpicking.net, poi speriamo tanto anche nello strumento di marketing più potente al mondo: il passaparola. mario.giovannini@chitarra-acustica.net L'articolo C’era(no) una volta… Giuseppe Tropeano e Giacomo Tongiani proviene da Fingerpicking.net.
Difficile commentare il momento che stiamo vivendo… Soprattutto il comparto musicale è stato colpito duro, in maniera senza precedenti. Già non si vedevano ‘vacche grasse’ da un po’, ma il completo annullamento dei concerti e la chiusura delle scuole è davvero una mazzata epocale, che lascia tramortiti. Che va a colpire soprattutto chi di musica (soprav)vive per passione e non certo per arricchirsi. In questa valle di lacrime qualche segnale positivo si riesce a (intra)vedere: in molti si sono – o si stanno – attrezzando per la didattica on line. Rendendo accessibili docenti altrimenti ‘inarrivabili’ per distanze geografiche improponibili. Anche l’iniziativa del Nuovo IMAIE mi sembra degna di nota, con provvedimenti diretti al sostegno economico concreto degli artisti in difficoltà: una somma elevata e senza precedenti è quella che il Nuovo IMAIE stanzierà in favore di tutti i soci e i mandanti, ovunque risiedano, che hanno dovuto annullare gli spettacoli per contrastare la diffusione del coronavirus. Dal 23 marzo al 23 aprile prossimi, tutti gli artisti coinvolti potranno presentare la domanda di accesso al Fondo. Completata, nel frattempo, la prima fase del sostegno, che prevedeva l’erogazione di 1000 euro una tantum agli artisti residenti nella Zona Rossa indicata nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020. Per rimanere aggiornati, consultate spesso il sito del Nuovo IMAIE (www.nuovoimaie.it) e i suoi canali social. L’offerta di concerti in streaming, gratuiti, sta aumentando in maniera esponenziale… Visto che bisogna stare a casa, approfittiamone. Una cosa è certa: tutti questi musicisti, segregati in casa per mesi, alla fine dell’emergenza ci sommergeranno di nuova creatività e produzione di alto livello. Speriamo solo di non dover aspettare troppo… Mario Giovannini L'articolo La musica ai tempi del COVID-19 proviene da Fingerpicking.net.
(di Mario Giovannini) – Tralasciando per un attimo l’impatto emotivo del momento contingente che stiamo vivendo, come se fosse possibile spegnere premendo uno switch (magari a pedale) l’empatia che rende – o dovrebbe rendere tale – l’essere umano, l’impatto del lockdown, dell’isolamento sociale non è facile da assorbire. Anche se si continua a lavorare da casa o, quanto meno, se ci si prova, è necessaria una certa ‘solidità’ mentale per non farsi prendere dall’ignavia. Cinque anni fa, quando ho lasciato l’ultimo incarico come direttore responsabile di una testata (in realtà sono stato accompagnato alla porta, neanche tanto gentilmente, dalla nuova proprietà), ho cominciato a lavorare quasi esclusivamente da casa, incrementando una serie di collaborazioni che già avevo in piedi come free lance. Inoltre, nell’ultimo anno mi sono trasferito in campagna, in una casa in mezzo al nulla. Con queste premesse, ovviamente, il lockdown non ha avuto grosse conseguenze sul mio stile di vita e sui miei ritmi lavorativi. Ma, confrontandomi spesso con amici e conoscenti che fanno un lavoro simile al mio, mi sono reso conto che, se non si è preparati, è una realtà non semplice da affrontare. Non per tutti almeno. Sulla carta è bello e facile lavorare da casa. Ti alzi quando vuoi, fai quello che vuoi quando vuoi, senza tempistiche e senza ritmi frenetici. Senza pressione. In realtà finire sul divano in pigiama, davanti alla TV e accorgerti che è passata una settimana senza aver concluso nulla è un attimo. Davvero. Soprattutto se si lavora per obbiettivi, con consegne stabilite senza confronti costanti. Si sprofonda nel paradiso del procrastinatore, per ridursi a fare delle tirate assurde nelle ultime 24 ore oppure, più tragicamente, a mancare le consegne. Ci vuole disciplina! Ma come, anche a casa? Soprattutto! L’uomo è un animale abitudinario, che ha bisogno di una routine di base su cui appoggiarsi. Prendere cattive abitudini è un attimo, ma per perderle ci vuole una vita. E non sto parlando dell’eroina, eh… Ecco qualche suggerimento utile, dettato dall’esperienza e ricavato da tanti errori: Puntate la sveglia al mattino. Non dico di svegliarsi all’alba tutti i giorni, ma almeno in un orario che sia un buon compromesso tra non essere suonati come una campana e l’ora della merenda. Io mi alzo molto presto, quasi sempre prima delle 7, ma mi devo occupare dei cani, che se ne sbattono altamente di tutto e hanno fame. Se invece avete un gatto in casa non c’è problema, ci pensa lui comunque a svegliarvi. Ne ho tre… Vestitevi. Non state in pigiama tutto il giorno. E’ un rituale che contribuisce a riattivare la materia grigia (quello che è rimasto almeno) e a entrare in modalità ‘lavoro’. Da quando ho il giardino, personalmente evito anche di stare in ciabatte tutto il giorno. Mi sono reso conto che la schiena se ne giova non poco e contribuisce a essere più attivi. Preparate un programma di lavoro e cercate di rispettarlo. Il Procrastinatore che è in ognuno di noi è sempre in agguato, bisogna cercare di non dargli modo di prendere il sopravvento. Personalmente lo faccio il giorno prima, come ultima cosa prima di interrompere l’attività, in modo da fare il punto di dove sono arrivato e pianificare cosa resta da fare. Fate pause frequenti. Che sia lavoro al computer – come nel mio caso – sullo strumento o su quello che vi siete inventati da fare. Soprattutto per Pc e chitarra è necessario distogliere gli occhi e fare un po’ di rilassamento muscolo scheletrico. Perché, se non si è abituati, dopo un paio d’ore si rischia davvero di essere finiti. Ma niente televisione o Social, altrimenti si finisce dritti dritti in uno di quei buchi neri temporali in cui hai la percezione che siano passati dieci minuti mentre nella ‘realtà’ sono volate due ore. Fate pausa pranzo. Bisogna staccare dal lavoro per almeno un’ora. Sei a casa, tranquillo, approfittane. E’ questo il momento per dedicarsi a facebook e affini, al telegiornale o… a una sana pennichella che non ha mai ammazzato nessuno. Io mi occupo dei cani (ancora? Già!) che hanno il vizio di mangiare e altre necessità… Fissate un orario di fine lavoro e cercate di rispettarlo, compatibilmente con gli impegni contingenti. Se proprio non è questione di vita o di morte, evitare di lavorare dopo cena e fino a tarda notte. Poi di solito si dorme malissimo, per ovvi motivi, e riprendere la routine il giorno dopo diventa complicato. Pianificare anche il tempo libero. Soprattutto ora che non è possibile uscire. Fai un elenco di tutte quelle cose che di solito non riesci a fare per mancanza di tempo e un po’ per volta depenna i ‘compiti’ effettuati. Fare un po’ di attività fisica. Detto da un pigro cronico può sembrare un’eresia, ma fa un gran bene. Io, che ho eletto Oblomov a mio spirito guida filosofico, in tempi normali mi limito a lunghe passeggiate con i cani e ho ripreso da un paio d’anni a tirare con l’arco. Ora, ovviamente tocca ingegnarsi un po’, ma qualcosa da fare anche a casa si trova. Certo, avere un giardino oggi è davvero un tesoro. Non ho parlato espressamente della chitarra, perché bisognerebbe fare un netto distinguo tra professionisti e amatori, per capire se la musica sta nel ‘lavoro’ o nel ‘tempo libero’. Nel secondo caso, ovviamente, è il vostro momento per sfogarvi… il tempo non manca. Per i professionisti, invece, vale tutto quello che si è detto prima. Personalmente, come spesso mi capita nella vita, sto nel mezzo: sono un giornalista che scrive di chitarra e non un chitarrista che scrive. A volte suono per lavoro, a volte per passione… anche se devo ammettere che in questo periodo faccio fatica a prendere in mano lo strumento, che sia per un motivo o per l’altro. Ci vorrebbe proprio il pedalino per mettere in mute testa e pensieri in questo periodo… L'articolo I consigli dell’ ‘esperto’ proviene da Fingerpicking.net.
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