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source: https://www.fingerpicking.net/takamine-thermal-top/
(di Zack il Bianco) Quante volte abbiamo sentito dire «Sì, ora suona bene, ma vedrai tra una decina di anni quando il legno sarà ben stagionato», e abbiamo atteso per giorni, mesi e anni che quel momento magico arrivasse?
E se un bel giorno un giapponese vi dicesse che è in grado di far invecchiare velocemente la vostra signora, come la prendereste? Non bene, immagino. A meno che non si riferisca alla vostra chitarra, nel qual caso aguzzereste le orecchie e gli chiedereste di raccontarvi tutto sul thermal top.
All’Acoustic Guitar Village di Cremona Musica mi sono imbattuto in una fantastica dreadnought un po’ ‘abbronzata’ di Takamine, la EF340S-TT, ed è stato amore al primo tocco. Il segreto della qualità timbrica e della quantità di suono di questi modelli risiede in una nuova tecnologia chiamata thermal top, che consiste in un processo di invecchiamento accelerato dei piani armonici delle chitarre: la procedura prevede l’essiccazione dei legni in forni ad alta temperatura e a bassissima concentrazione di ossigeno; ciò conferisce, anche agli strumenti nuovi, caratteristiche sonore timbriche e armoniche simili a quelle che sviluppano strumenti suonati per molti anni.
È incredibile che siano i giapponesi ad architettare questo sistema di cottura del legno: proprio loro che ci hanno colonizzati con il pesce crudo, ora vogliono farci credere che sia una buona idea cuocere le chitarre?
Eppure il mio orecchio non mi ha tradito neanche la seconda volta che le ho sentite in azione in un noto negozio di Tortona, in occasione del Takamine Day tenuto da Alessandro Formenti e organizzato da Gold Music S.r.l, distributore italiano del marchio. Quindi ho deciso di riprovarle con un po’ più di calma nel silenzio del mio studio.
I modelli che ho scelto per la prova sono la sopracitata dreadnought EF340S-TT e una EF740FS-TT (Grand Auditorium Cutaway), due strumenti differenti, ma con alcune similitudini. Hanno gli stessi legni, con un bellissimo top in abete massello scurito… dal tempo? No, dalla cottura! Le striature del legno sono così strette e sottili, che generano una sorta di effetto ondulato, davvero suggestivo. Il fondo e fasce è per entrambe in mogano massello di un rossiccio fiammante, con binding in cellulosa tartarugato, ponte con selletta spezzata e stessa profondità di cassa per entrambe. Grande cura per i dettagli che, nonostante la semplicità, lasciano subito intendere che siamo in una fascia alta della produzione Takamine.
Le analogie tra i due strumenti finiscono qui. Differente la forma, paletta slotted e nut da 47,5 mm per la Grand Auditorium: questa stupenda creatura risulta subito più morbida al tatto e più incline al fingerpicking. Con l’interspazio tra le corde un po’ più ampio e una bassa tensione, risulta facilissima da pizzicare anche nelle parti più alte del manico, facilmente raggiungibili grazie alla spalla mancante e al tacco piatto che lascia più spazio alla mano sinistra. È la prima volta che una chitarra con attaccatura del manico al dodicesimo tasto non mi dia quella strana sensazione di avere per le mani uno strumento più corto… oltre che più ‘cotto’.
Noto subito un attacco notevole del suono, caratteristica che ci si aspetterebbe da un top in cedro. Ma questo trattamento sembra davvero aver prodotto i suoi frutti. Passo istintivamente dall’arpeggio con le dita a fraseggi più ritmici e, anche questa volta, la cassa profonda premia garantendo un’ampia dinamica, lo strumento risponde bene anche a plettrate decise. Il suono è ben equilibrato, con una maggiore ‘frizzantezza’ sui medio-alti grazie al mogano, caratteristica ideale sia in registrazione che in live con altri strumenti: questo leggero boost sui medi, unito all’attacco, garantisce un’ottima capacità di ‘bucare il mix’; espressione che noi chitarristi acustici abbiamo ormai assimilato, sostituendola alla più tecnicamente definita ‘capacità di proiezione del suono’ di uno strumento. Per testare questa mia impressione mi è bastato registrare pochi accordi con un pianoforte e un basso elettrico, per poi passare alla Grand Auditorium e confermare la magia del mogano quando, senza bisogno di equalizzare la traccia della chitarra, il suono resta ben percepibile ed efficace.
Il manico è meravigliosamente sottile e, oltre il XII tasto, persino i bending più ostili sono facilmente affrontabili, senza perdere l’accordatura! Lo strumming con le dita, alla Ed Sheeran per intenderci, è uno dei privilegi che ci possiamo concedere con questo modello, proprio grazie alla combinazione tra la bassa tensione delle corde e la profondità della cassa, che garantisce un ottimo volume.
Passando alla Dreadnought, la prima differenza la notiamo nel manico decisamente più abbondante. Stupisce però la comodità, che trova giustificazione nell’ingegnoso asymmetrical neck: un manico sagomato in una ‘C’ asimmetrica, dunque in grado di essere alloggiato con maggiore naturalezza all’interno della mano, riducendo la distanza che il polso deve colmare quando il pollice viene spostato verso la sesta corda: incredibilmente facile infatti suonare con il pollice della mano sinistra sui bassi, alla John Mayer o Damien Rice.
Il tipo di voce resta molto simile alla Grand Auditorium, ma la tensione leggermente maggiore permette di spingere di più sulle corde, guadagnando ulteriormente volume anche se il suono resta compatto, come se ci fosse una sorta di compressione naturale che rende l’esecuzione sempre molto omogenea. Il nut leggermente più stretto, da 45 mm, è il mio preferito e lo riconosco subito: su parti in arpeggio con il plettro, mi sento a casa (be’, in effetti ci sono!); e anche con le dita risulta piacevole. I bassi sembrano più definiti. Suono nel complesso meno avvolgente, ma più dettagliato: è come se le qualità sonore del mogano, su questo modello, siano più enfatizzate. Questa chitarra è particolarmente consigliata e apprezzabile per plettratori pesanti, con la mano destra di Thor, come la mia.
Da ‘spente’ mi hanno ampiamente convinto entrambe. Ma da amplificate?
Apparentemente sembrerebbero sprovviste di sistema di amplificazione, visto che non si nota alcun comando nella buca. Invece sono dotate del leggendario pickup Palathetic con TLD-2 Line Driver Preamp, presente su tutte le Takamine di produzione giapponese. Si tratta di un antenato del famoso AP5 di Maton, ideato e sviluppato da Takamine. Utilizza sei elementi piezoelettrici individuali e schermati, uno per corda, con una massa dodici volte superiore a quella di un normale piezo (a barretta). I sei elementi penetrano all’interno del ponte e della tavola armonica, quindi il pickup è incastonato nel top e nel ponte della chitarra, creando in tal modo una connessione sonica anche con il top. Il risultato è un output che possiede la definizione derivante da un segnale individuale, corda per corda, unito alla ricchezza armonica proveniente dalla vibrazione del top. Il tutto è gestito da un preamp a stato solido (alimentato da una singola batteria da 9 V), pressoché invisibile. All’interno dell’alloggiamento della femmina della presa jack è presente il cuore del preamplificatore, con tre piccoli trimmer per la regolazione di bassi, medi e acuti. Le regolazioni sono in ogni caso già effettuate dalla casa su ogni singolo esemplare. Il risultato è semplicemente incredibile: grande resistenza al feedback, naturalezza, ma anche grande risposta alla dinamica in caso di forte pressione, cosa che normalmente mette in crisi i classici sistemi piezoelettrici.
Facile per me tirare le somme di un test così piacevole: siamo di fronte a due esemplari di razza, solidi e convincenti nel suono, nella suonabilità e nella cura dei dettagli, affidabili sia in live che in studio. Ciò che però colpisce è la sensazione di avere tra le mani chitarre molto risonanti, con grande sustain e ricchezza armonica, senza zone morte sulla tastiera: caratteristiche che si ritrovano su strumenti vissuti, non solo invecchiati, ma sopratutto suonati per lungo tempo. Credo che in futuro questo sistema di invecchiamento precoce del legno diventerà uno standard e sinceramente, sentiti i risultati, me lo auguro. Ma nel frattempo, mi raccomando, non provate a cuocere da soli le vostre chitarre!
Zack il Bianco
Scheda tecnica
Takamine EF340S-TT (Dreadnought)
Piano armonico: abete Sitka massello trattato con tecnologia thermal
Fasce e fondo: mogano americano massello
Manico: mogano con profilo asymmetrical neck
Tastiera: ebano
Ponte: ebano con split saddle
Segnaposizione: dot in madreperla
Capotasto: 45 mm in osso
Scala: 644 mm
Sellette: osso
Piroli: ebano con dot in madreperla
Meccaniche: Gotoh Vintage Nickel open gear
Battipenna: tartarugato
Binding: tartarugato
Pickup: Palathetic con TLD-2 Line Driver Preamp
Finitura: lucida per la cassa, satinata per il manico
Astuccio: Takamine GC-200 rigido
Street Price: € 1749
Scheda tecnica
Takamine EF740FS-TT (Grand Auditorium Cutaway)
Piano Armonico: abete massello trattato con tecnologia thermal
Fasce e fondo: sapele massello
Manico: mogano con profilo asymmetrical neck, attacco al XII tasto
Tastiera: ebano
Ponte: ebano con split saddle
Segnaposizione: dot in madreperla
Capotasto: 47,5 mm in osso
Scala: 644 mm
Sellette: osso
Piroli: ebano con dot in madreperla
Meccaniche: Gotoh Vintage for slotted headstock
Rosetta: abalone
Battipenna: tartarugato
Binding: tartarugato
Pickup: Palathetic con TLD-2 Line Driver Preamp
Finitura: lucida per la cassa, satinata per il manico
Astuccio: Takamine GC-700D rigido
Street Price: € 2199
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